Photo by Petteri Sulonen

Kusen immaginari / 01

La pratica di zazen è semplice: basta restare seduti e immobili davanti a un muro. La pratica di zazen è difficile: bisogna restare seduti e immobili davanti a un muro. Dipende tutto dall’atteggiamento che si mette nell’avvicinarsi a zazen: è importante capire che zazen non serve a nulla, non ha alcuna utilità pratica.

Spesso nella pratica del dojo si assiste a un certo via vai di persone: molti si avvicinano, praticano per qualche settimana o anche per qualche mese e poi smettono, di punto in bianco, magari senza nemmeno avvisare. Probabilmente dipende dal fatto che ci si avvicina a zazen con delle aspettative. Uno dice a se stesso: “Se pratico la meditazione seduta, ciò aiuterà a risolvere i miei problemi”. Un altro pensa: “Se mi dedico a zazen uscirò da questa fase negativa”. In tal modo in realtà non si fa che alimentare la mente ordinaria che discrimina e giudica: questo buono, quello cattivo, qui piacevole, sgradevole … La verità è che la realtà è semplicemente quella che è, non è buona o cattiva in se stessa, è un fatto e basta. Esiste. Il nostro pensiero è abituato a costruire macchinazioni mentali sulla realtà, ma esse non sono la realtà. Quindi non ci sono soluzioni, perché in realtà non esistono problemi. Le delusioni nascono perché prima ci siamo creati delle aspettative.

Il maestro Kodo Sawaki diceva: “Quando qualcuno mi chiede a cosa serva zazen, dico che zazen non serve a niente. E poi c’è chi risponde che, in tal caso, piuttosto smetterà di fare zazen. Ma ciò che è in giro a soddisfare i vostri desideri, serve? A cosa serve il gioco d’azzardo? E ballare? A cosa serve impegnarsi per vincere o perdere nel baseball? Non serve assolutamente a nulla! Ecco perché nulla è così importante come restare seduto in silenzio in zazen. Nel mondo, “che non serve a nulla” significa solo che non se ne può ricavare denaro. Spesso la gente mi chiede quanti anni devono praticare lo zazen prima che mostri i risultati. Zazen non ha alcun risultato. Non si ottiene nulla da zazen.”

Quindi, accostandomi a zazen è bene non aspettarmi nulla, altrimenti andrò incontro inevitabilmente alla delusione delle mie aspettative. Zazen non è un percorso utilitaristico, se mi avvicino a esso in quest’ottica vuol dire che sono ben lontano dal risveglio e che sto semplicemente riproponendo il pensiero duale che discrimina. Sto aggiungendo un problema, non lo sto rimuovendo.

In zazen, concentrati sulla postura e sull’osservazione del respiro si abbandona ogni pensiero concettuale, senza fissarsi su nulla, lasciando la presa per rimanere soltanto nel qui-e-ora, totalmente aperti all’esperienza -qualsiasi essa sia. Se si riesce a fare questo, allora si verifica una svolta importante nella nostra vita: si avverte nel proprio corpo-mente, senza bisogno di leggerlo o di studiarlo nei libri, il fatto che la maggior parte delle situazioni complicate, dei fastidi, dei problemi e delle preoccupazioni nascono dalla nostra opinione della realtà, dalle nostre paure e aspettative, dall’attaccamento ottuso a un certo punto di vista.

Se si resta aperti all’esperienza senza giudicarla, allora anche quelle che in apparenza giudichiamo come sventure possono diventare delle opportunità: la mia macchina si guasta proprio prima di attraversare un ponte e io impreco perché arriverò in ritardo a un importante incontro d’affari, perderò molti soldi. Mentre mi sto lamentando con la sfortuna, si verifica un terremoto che fa crollare il ponte e grazie al guasto mi sono salvato.

Noi spesso non abbiamo la visione d’insieme dei fatti: il più delle volte le cose si rendono chiare a distanza di tempo e le cause determinano i loro effetti nel lungo termine. Veramente è uno spreco di tempo e di energie mentali giudicare gli avvenimenti, magari prestando pure il fianco a un’opinione altrui e pretendere di mettere un’etichetta positiva o negativa su ogni cosa. Concentriamoci su ciò che è veramente reale, oggettivo e importante, ovvero l’istante presente e l’occupazione di quel momento, fosse anche solo sbucciare una patata o camminare per la strada: è l’unica che siamo sicuri di vivere. Se riusciamo a portare questo atteggiamento mentale nella vita di tutti i giorni, allora a un certo punto scopriamo che i problemi si diradano e la vita si semplifica, ma in modo naturale e spontaneo, senza aver voluto risolvere i problemi.

(Photo credit: Petteri Sulonen)