"Scartati": la testimonianza di Abby Johnson sulla vita e l’aborto

“Scartati”: la testimonianza di Abby Johnson sulla vita e l’aborto

Ho letto il libro di Abby Johnson dopo averne scorto notizia poche settimane fa sul quotidiano “La Verità” (articolo di Silvana De Mari). Dal libro infatti è stato tratto un film, “Unplanned” del quale si stanno organizzando proiezioni in diverse città italiane nelle ultime settimane.

“Scartati: la mia vita con l’aborto” di Abby Johnson è un libro sulla questione dell’aborto e sulla vita della Johnson prima e dopo la sua decisione di abbandonare il movimento pro-choice per diventare attivista pro-life.

Il libro è diviso in tre parti: nella prima, Johnson racconta la sua esperienza di lavoro come direttrice di una clinica abortiva, dove ha assistito a migliaia di aborti e dove ha compreso l’impatto devastante dell’aborto sulla vita delle donne e sui loro bambini. Nella seconda parte, Johnson descrive la sua conversione al movimento pro-life, motivata dalla scoperta di una verità scomoda: che gli aborti fatti nella sua clinica erano più di quanto avesse mai immaginato e che erano stati effettuati per motivi non strettamente medici. Inoltre, ha modo di assistere in prima persona a una pratica abortiva e ciò che vede la sconvolge, la turba e la disgusta. Nella terza parte, Johnson parla del suo impegno attuale nel promuovere la cultura della vita, attraverso la sua attività di attivista pro-life. Lei stessa ha avuto due aborti in gioventù, prima di dirigere la clinica abortiva di Planned Parenthood e, in seguito, cambiare idea e diventare pro-life.

Il racconto di Johnson è diretto, onesto e molto personale. Si avverte la sua empatia e il suo rispetto per le donne che scelgono di abortire, ma al contempo si percepisce la sua determinazione nel difendere la vita dei non nati.

Va detto che è un testo fortemente legato alla realtà americana e riflette il contesto culturale, politico e religioso degli Stati Uniti. Ciò potrebbe rendere il libro meno accessibile o meno rilevante per i lettori che vivono in altri paesi o in culture diverse.

Inoltre, il libro contiene molte citazioni bibliche e riferimenti alla Provvidenza, con ripetizioni su questo concetto che potrebbero risultare insopportabili o poco interessanti per i lettori che non sono cristiani o non sono interessati alla dimensione spirituale della questione dell’aborto.

Tuttavia, è importante notare che questi elementi fanno parte dell’esperienza personale di Abby Johnson e della sua conversione personale al cristianesimo e alla causa pro-life. Mentre possono non essere di interesse per tutti i lettori, rappresentano una parte importante della storia di Johnson e del suo percorso personale, funzionale quindi alla storia raccontata.

Johnson offre una prospettiva unica, avendo lavorato per anni in una clinica abortiva, e la sua testimonianza è preziosa per coloro che vogliono capire meglio gli effetti dell’aborto sulla vita umana.

Per quanto mi riguarda, spiace constatare che spesso, per non dire quasi sempre, le riserve sull’aborto siano legate a una visione cristiana integralista; non è per niente utile alla causa di chi nutre il dubbio critico sul tema, anzi: converrebbe forse, su questo tema, recuperare il pensiero di Pasolini (ben altro spessore rispetto alla Johnson). Converrebbe recuperare un approccio laico e sociologico sulla questione.

Nel gennaio del 1975 Pasolini, sul “Corriere della Sera”, pubblicò un articolo dal titolo: “Sono contro l’aborto”. in cui esprimeva posizioni critiche nei confronti della legalizzazione dell’aborto. In questo articolo, Pasolini scriveva che l’aborto rappresentava una sorta di violenza contro la vita, che era importante preservare in ogni sua forma, inclusa quella dell’embrione non ancora nato. Pasolini sostiene che la società dovrebbe piuttosto impegnarsi per creare le condizioni affinché ogni vita possa essere accolta e protetta e – con lungimiranza – collega questo argomento alla questione demografica, drammaticamente attuale. A suo avviso, la legalizzazione dell’aborto avrebbe portato alla morte di molti bambini non ancora nati e ciò avrebbe rappresentato una perdita per la società. Pasolini considerava l’aborto come un sintomo di una crisi più ampia della società, caratterizzata dalla perdita di valori tradizionali come la famiglia e la religione.

È interessante notare che Pasolini, in questo articolo, non criticava direttamente le donne che si sottopongono all’aborto, ma piuttosto il sistema che rende l’aborto una soluzione possibile. Egli sostiene che la scelta dell’aborto spesso viene imposta dalle circostanze sociali ed economiche, mentre la società dovrebbe invece impegnarsi per offrire alle donne le condizioni necessarie a poter portare a termine la gravidanza, come una maggiore assistenza e supporto finanziario e anche una maggiore diffusione dell’educazione sessuale e dei contraccettivi. Diversamente, l’aborto rischia di essere perfettamente funzionale alla civiltà dei consumi, nella quale ogni cosa può essere banalizzata e mercificata, con la “scusa” del pragmatismo e della logica della riduzione del danno. In sostanza, il vero tema non sarebbe “aborto sì” oppure “aborto no” quanto che tipo di sessualità consapevole e libera siamo in grado di produrre nella società. Una prospettiva che nelle sue premesse diventa radicalmente opposta a quella dei pro-life, ma che non per questo sconfina in quella aprioristicamente (e altrettanto ideologica) dei pro-choice.

Il libro della Johnson, in conclusione, rappresenta forse un’occasione persa perché alla fine prevale una logica differente da quella sociologica. Anche se l’autrice riconosce che ci sono estremismi e pratiche discutibili sia tra i pro-choice sia tra i pro-life, anche se riconosce che in ambo gli schieramenti ci sono persone che agiscono con buone intenzioni, l’impressione generale è che alla fine le sfugga la reale complessità della materia e riduca il tema all’aderire o meno alla volonta di Dio o che lo inserisca in quello, più vasto. della redenzione. Un approccio utile forse in alcune zone degli Stati Uniti, in particolare quelle a maggioranza conservatrice e religiosa (Stati del Sud, come ad esempio Texas, Alabama, Mississippi e Louisiana), che tendono ad essere più orientate verso una posizione “pro-life”. In Europa e in Italia, dove spesso ormai sono gli stessi cristiani a non assumere posizioni integraliste sulla sessualità, il tono generale della Johnson rischia di risultare irritante e, in definitiva, controproducente.

Copertina libro "Scartati" di Abby Johnson

Abby Johnson, Scartati : la mia vita con l’aborto, Rubbettino (2015)