2049: un racconto distopico

2049: un racconto distopico

1

Adam si svegliò lentamente e osservò l’orologio sul comodino: erano le 6.53. Si alzò, si diresse in cucina per accendere la macchina da caffè, girò la pagina del calendario a muro perché iniziava un nuovo mese, settembre 2049, poi tornò a letto. Passarono alcuni minuti. L’odore del caffè appena fatto si insinuava delicatamente nelle sue narici. Lentamente, sedette sul bordo del letto, sentendo i suoi piedi toccare il pavimento fresco. Mise gli occhiali spessi e guardò fuori dalla finestra, osservando il primo chiarore mattutino filtrare tra le tende semiaperte. Il panorama urbano di Londra si estendeva di fronte a lui, trasformandosi sotto la luce.

Le torri di vetro e acciaio si innalzavano verso il cielo, sfidando le nuvole che danzavano sopra di esse. I grattacieli erano adornati da giardini verticali, un mosaico di verde che contrastava con il cemento grigio della città. Piante e fiori pendevano dalle facciate degli edifici, donando un tocco di natura al panorama urbano.

Adam notò le strade sotto di lui, un flusso costante di veicoli elettrici che si muovevano silenziosamente. Le auto volanti invece attraversavano l’etere, creando corsie designate nel cielo urbano. Era un’elegante coreografia di movimento.

I droni solcavano l’aria, consegnando pacchi e raccogliendo rifiuti. Le persone camminavano per strada, indossando abiti tecnologici e occhiali intelligenti. Schermi digitali giganti adornavano le facciate degli edifici, proiettando pubblicità interattive e informazioni utili.

Osservò la scena con un misto di meraviglia e nostalgia e avvertì una gratitudine profonda per essere ancora vivo a osservare il mondo che si trasformava attorno a lui. Si sentì parte di qualcosa di più grande, il testimone di un’epoca di cambiamenti e innovazioni.

Con un sorriso sulle labbra, Adam si sporse dalla finestra per respirare l’aria fresca. Aveva la consapevolezza che in qualunque direzione il mondo avesse potuto evolversi, il suo spirito e la sua gioia di vivere sarebbero rimasti immutati. Pronto ad affrontare la giornata, Adam si preparò a immergersi in un futuro che era ancora da scrivere.

Mentre guardava fuori, i pensieri vagavano verso sua moglie Lillian. Erano passati quasi 10 anni da quando se ne era andata, ma la mancanza era ancora palpabile. Ogni mattina, Adam si svegliava cercando il calore del suo corpo accanto a lui, solo per ricordare che non c’era più. Si rabbuiò e, sentendo le ossa scricchiolare con il movimento, si avviò verso la cucina, spingendo delicatamente la porta semiaperta. L’aroma del caffè si intensificò, riempiendo l’aria di una fragranza familiare e accogliente.

Arrivato alla macchina del caffè, Adam prese una tazza di porcellana dalla mensola e la appoggiò sul bancone. Si abbandonò sulla sedia, osservando il vapore che si alzava dalla tazza bollente. Le sue mani rugose la avvolsero, sentendo il calore diffondersi attraverso di esse.

Sorseggiò sentendo il sapore amaro rianimare i sensi. Osservò i ritagli di giornale sparsi sul tavolo, i ricordi di una vita vissuta. Molti di quei ritagli erano notizie vecchie, ma per Adam avevano ancora un valore sentimentale. Avevano fatto parte della sua routine mattutina per anni, insieme al caffè.

Mentre finiva di bere, i pensieri di Adam si spostarono verso la giornata che lo attendeva. Aveva tre appuntamenti importanti allo studio legale. A 72 anni, gliene mancavano solo due o tre alla pensione, dopo di che sperava che gli impegni sarebbero stati le passeggiate giornaliere al parco e la lettura dei libri che aveva accumulato negli anni.

Con un ultimo sorso, Adam si alzò dalla sedia e posò la tazza nel lavandino. Il frigorifero emise un segnale acustico e una voce femminile scandì: “Attenzione, lo yogurt al mirtillo scadrà oggi. Ricorda di consumarlo! Ho già provveduto a inviare al negozio l’ordine per il nuovo quantitativo, necessario al tuo fabbisogno settimanale”. Aprì lo sportello, prese lo yogurt e si concesse una colazione veloce.

Si diresse in bagno per prepararsi alla giornata. Mentre si apprestava a urinare, notò il piccolo dispositivo di analisi sul lavandino. Il congegno raccoglieva e analizzava in tempo reale i dati delle sue urine. Adam seguì le istruzioni e, nel giro di pochi secondi, i risultati comparvero sul display. Ma ciò che lo colpì di più fu un avviso in rosso lampeggiante: “Possibile necessità di uno screening per il tumore alla prostata; l’esame è già stato prenotato per martedì prossimo, ore 9.30, presso il Chelsea and Westminster Hospital, secondo piano, stanza 31, dottor Evans”. Adam sentì un brivido di preoccupazione scorrergli lungo la schiena. L’idea di dover affrontare un esame medico serio come lo screening per il tumore alla prostata lo colpì profondamente, ma sapeva che era importante prendersi cura di sé stesso.

Si sbarbò e fece una lunga doccia bollente, come piaceva a lui. Asciugò con cura i lunghi capelli che raccoglieva con un cordino, aprì l’armadio e indossò un completo grigio. Annodò la cravatta davanti allo specchio del bagno, dando un ultimo colpo di phon alla capigliatura. Afferrò la cartella e uscì di casa. Nell’angolo sotto il termosifone della stanza da letto, Whiskers dormiva ancora, indifferente a lui.

2

Adam lasciò la sua accogliente casa e si diresse verso lo studio legale, all’interno di un edificio imponente situato nel cuore della città. Aveva affittato un locale che poteva comodamente raggiungere con una camminata di quindici minuti: era positivo per la salute e per l’ambiente. Mentre camminava per le strade trafficate, osservava la vivace attività che animava la metropoli.

Arrivato allo studio, Adam attraversò l’ingresso principale e varcò la soglia dell’elegante reception. Fu accolto da Claudia, la sua bellissima assistente bionda, che indossava un ineccepibile tailleur. Il sorriso caloroso della donna e i suoi occhi brillanti facevano battere il cuore di ogni cliente che varcava quella porta.

Claudia era una presenza affascinante e magnetica. I suoi capelli biondi ricci cadevano in morbide ciocche sulle spalle, mentre i suoi occhi verdi brillavano di intelligenza e seduzione. Al lavoro indossava abiti eleganti che mettevano in risalto la sua figura sinuosa.

La sua bellezza era universalmente ammirata e tutti gli uomini dello studio erano affascinati da lei. Era una donna sicura di sé, la cui presenza accogliente faceva sentire i clienti a proprio agio fin dal primo istante.

Claudia aveva una storia intrigante. Era cresciuta in una famiglia umile (padre tassista, madre commessa da Tesco) e aveva lottato duramente per raggiungere il successo professionale. Aveva studiato legge all’università, senza però riuscire a laurearsi. La sua determinazione e la sua abilità nel lavoro l’avevano però portata a diventare un’assistente di grande talento.

Ma la sua vita privata era un mistero per molti. Si vociferava che fosse single, ma Claudia non faceva cenno a intrattenere relazioni sentimentali o impegni particolari. Era concentrata sulla sua carriera e non aveva bisogno di un uomo per sentirsi realizzata. I colleghi maschi dello studio, tuttavia, non smettevano di corteggiarla in ogni occasione, cercando di conquistare le sue attenzioni.

Claudia, tuttavia, sapeva come mantenere i limiti professionali e non si lasciava coinvolgere da avventure sul luogo di lavoro. Era rispettata per la sua professionalità e la sua dedizione. Le sue abilità organizzative e la sua competenza la facevano risaltare come una delle risorse più preziose dello studio legale.

Nonostante l’ammirazione e l’interesse che suscitava tra gli uomini dello studio, Claudia sapeva che il suo valore risiedeva nella propria intelligenza, nell’abilità sul lavoro e nella sua personalità affascinante. Era una donna di grande forza interiore e determinazione, che non si faceva distrarre dalle avance romantiche. Il suo obiettivo principale era servire al meglio i clienti e mantenere la sua reputazione di eccellenza professionale.

La sua presenza luminosa nello studio legale di Adam era un riflesso della sua passione per il lavoro e della sua premura nel garantire il miglior servizio possibile ai clienti.

“Buongiorno, Adam. Ben tornato!”, disse Claudia con gentilezza. “Hai un’agenda piena oggi, ma sono sicura che sarai in grado di gestire tutto splendidamente.”

Adam sorrise e annuì, apprezzando l’incoraggiamento. Era ormai un veterano nel settore legale e aveva sviluppato una certa reputazione di abilità e dedizione verso chi sceglieva i suoi servizi.

Entrò nel suo studio, osservando l’arredamento sobrio e professionale che lo circondava. Sulle pareti, diplomi e certificati attestavano la sua lunga carriera e le sue competenze legali. La scrivania era ordinata, con un computer moderno e un telefono professionale pronti per l’uso. Il pc era dotato di schermo ultra-sottile ad alta risoluzione, con tecnologia olografica integrata per fruire di immagini tridimensionali immersive. Il sistema operativo era interamente sul cloud e integrato con l’intelligenza artificiale, con un’interfaccia intuitiva e personalizzabile che si adattava alle preferenze dell’utente; per esempio, erano presenti applicazioni con funzionalità avanzate di assistenza virtuale per rispondere alle domande, eseguire comandi vocali e fornire suggerimenti personalizzati. Si trattava di dispositivi che consentivano di immergersi in esperienze interattive e realistiche direttamente dal proprio desktop.

Il telefono da scrivania era dotato di schermo touch screen ad alta risoluzione; possedeva funzionalità di proiezione olografica, per visualizzare immagini e video dei propri contatti in modo tridimensionale.

Anche la tastiera era virtuale, personalizzabile e sensibile al tocco, adattabile alle preferenze dell’utente per offrire un’esperienza di digitazione fluida. Potenti altoparlanti stereo integrati offrivano un audio di alta qualità per chiamate e riproduzione multimediale. Adam ricordò cosa aveva letto sul libretto di istruzioni: fotocamera di alta qualità integrata, con funzioni avanzate di acquisizione di immagini e video. Funzionalità di traduzione istantanea, che permette di comunicare con persone di diverse lingue in tempo reale. Integrazione con assistenti virtuali basati sull’intelligenza artificiale, per rispondere alle domande, fornire informazioni e assistenza. Sicurezza avanzata, con funzioni di riconoscimento facciale o scansione dell’iride per proteggere l’accesso al telefono e ai dati personali. Ricordava che da ragazzo, a metà degli anni ‘90 del XX secolo, per telefonare doveva trovare una cabina collocata in mezzo alla strada oppure dentro un bar e dotarsi di appositi gettoni o schede magnetiche: inimmaginabile

Il primo appuntamento di Adam era con una donna sulla trentina che desiderava divorziare dal marito per intraprendere il percorso verso la transizione di genere. Si sedettero insieme in una confortevole sala riunioni, e Adam ascoltò attentamente le sue preoccupazioni e desideri.

“Voglio essere libero di essere me stesso”, disse la donna con una voce piena di determinazione. “Ho trascorso troppo tempo vivendo una vita che non era autentica. Vorrei che il mio divorzio fosse un passo verso la mia vera identità”.

Adam ascoltò con empatia, facendo domande mirate per comprendere appieno la situazione. Lavorarono insieme per elaborare una strategia legale che rispettasse i suoi desideri e garantisse un processo di separazione il più pacifico possibile.

Il secondo appuntamento di Adam era con un uomo sulla sessantina che voleva impugnare il testamento della moglie, che aveva preferito lasciare l’eredità a una casa di cura per cani malati di displasia. L’uomo espose il suo caso con un miscuglio di tristezza e frustrazione.

“Non posso accettare che la mia amata moglie abbia preferito destinare il suo patrimonio a degli animali piuttosto che a me”, disse l’uomo con voce trepidante. “Ho bisogno che lei mi aiuti a far valere i miei diritti”.

Adam comprese la sofferenza dell’uomo e si adoperò per difendere i suoi interessi. Con abilità e diplomazia, discussero le opzioni legali e pianificarono una strategia che avrebbe tutelato i suoi diritti successori.

Il terzo appuntamento di Adam era con un giovane pakistano di 25 anni che litigava con il suo amministratore di condominio a causa degli odori provenienti dalla sua cucina. Si incontrarono nella sala riunioni, e Adam ascoltò le preoccupazioni del giovane uomo con attenzione.

“Mi trattano in modo ingiusto e discriminatorio”, disse il giovane pakistano con un’espressione frustrata. “Ho sempre rispettato le regole del condominio, ma continuano a farmi pressioni a causa del cibo che cucino.”

“E cosa cucina in particolare?”

“Vede avvocato, risiedo regolarmente a Londra e ho un regolare contratto di affitto. Da qualche tempo mi chiama insistentemente l’amministratore, dice che alcuni condomini si lamentano degli odori che provengono dalla mia cucina, io uso molte spezie come il curry. Dice che mi porterà davanti al giudice, che posso fare per difendermi?”

Adam prese appunti e cercò di trovare una strategia per mediare tra le due parti. Dopo una breve riflessione, fu in grado di spiegare al cliente il quadro della situazione.

“In effetti, il problema delle dispute condominiali scaturite dagli odori della cucina etnica è in aumento, poiché le spezie utilizzate dai residenti stranieri spesso generano odori poco piacevoli. Non esiste qualcosa a riguardo, nel regolamento di condominio?”

“Non mi pare di aver letto nulla”.

“Allora occorre fare riferimento al Law of Property Act del 1925, tuttora vigente. In particolare, la sezione 62 di questa legge affronta il problema delle immissioni provenienti dalla proprietà del vicino che possono causare un disturbo significativo. Il proprietario può intraprendere un’azione legale se un’altra persona causa un disturbo eccessivo alla sua proprietà. Per disturbo si può intendere rumori, odori, fumo o altre forme di immissioni. La valutazione di ciò che costituisce un disturbo eccessivo dipende dalle circostanze specifiche e dal punto di vista di una persona ragionevole. Direi che gli odori di cucina rientrano nel concetto di immissioni di fumo che possono essere percepiti dai vicini come fastidiosi. Le azioni legali possono essere intraprese per richiedere la cessazione delle immissioni o ottenere il risarcimento del danno subito.”

“Danno? Ma quale danno può arrecare l’odore del curry e di altre spezie?”

“Il concetto di tollerabilità degli odori è legato alla condizione dei luoghi. Non è possibile stabilire un limite specifico oltre il quale le immissioni sono considerate illecite. Spetta al giudice valutare caso per caso quando si può parlare di immissioni illecite. Tuttavia, mi pare che nel suo caso definirli addirittura intollerabili sarebbe difficile, poiché richiederebbe anche la presenza di un danno oggettivo per la salute o per il decoro dello stabile. Non penso quindi che l’amministratore possa continuamente minacciarla con azioni legali. Infatti, non spetta a lui la tutela del diritto alla salute dei singoli condomini, né può rivolgersi al giudice per richiedere la cessazione delle immissioni o il risarcimento dei danni eventualmente subiti. Se alcuni condomini non sopportano gli odori della sua cucina, spetta a loro farsi avanti. È solo il soggetto che sostiene di essere danneggiato dalle immissioni intollerabili che ha diritto di agire in giudizio. Naturalmente, se le immissioni intollerabili danneggiano tutti i proprietari del condominio, in tal caso l’amministratore è tenuto a contattarti e ad agire per la tutela della proprietà comune.”

“E quindi?”

“Le consiglio di scrivere una lettera all’amministratore. Gli assicuri di aver preso tutte le precauzioni necessarie per ridurre al minimo gli odori provenienti dalla sua cucina, per esempio l’apertura delle finestre per una buona ventilazione o l’uso costante di una cappa di aspirazione. Inoltre potrebbe far presente che, come qualsiasi altro inquilino, lei ha il diritto di vivere comodamente nel suo appartamento e di godere della propria cucina. Potrebbe sottolineare che la cucina è un ambiente in cui si preparano i pasti e che pertanto è inevitabile che si propaghino alcuni odori, purché entro limiti ragionevoli. Infine, potrebbe chiedere all’amministratore di condominio di organizzare un’assemblea o un incontro con gli altri condomini per discutere della questione. Deve passare il messaggio che è importante cercare una soluzione collaborativa e che il dialogo aperto potrebbe portare a una maggiore comprensione reciproca.”

“La ringrazio, è stato utilissimo”.

“Dovere. Prima di spedire la lettera, se ha piacere me la faccia leggere: magari posso suggerirle degli aggiustamenti. Per la parcella di oggi si accomodi pure dalla mia assistente, grazie.”

Alla fine di una lunga giornata di appuntamenti, Adam si sentiva soddisfatto del lavoro svolto. Non vedeva l’ora di tornare a casa, immergersi tra le pagine dei suoi libri e concedersi il meritato riposo.

Adam chiuse la porta del suo studio. Salutò Claudia e le augurò una buona serata.

“Io mi fermo ancora una mezz’oretta” annunciò la donna, riabbassando lo sguardo sul monitor. Stava visitando il sito di un’agenzia per la maternità surrogata, pratica divenuta legale in tutta l’Europa anche extra-UE a partire dal 2034. Persino i paesi cattolici come l’Italia e la Spagna alla fine avevano ceduto. Claudia voleva un figlio, anzi ne aveva il diritto: e questo senza che dovesse per forza legarsi sentimentalmente a un uomo. Aveva ormai 37 anni. Nel 2049, il dibattito sulla maternità surrogata nel Regno Unito aveva assunto caratteristiche etiche e legislative ben strutturate, riflettendo gli sviluppi sociali, tecnologici e culturali del tempo. Le leggi ora proteggevano i diritti della madre surrogata. Erano state emanate linee guida riguardanti la selezione dei genitori intenzionali, che dovevano fornire precise garanzie di stabilità affettiva, a prescindere che la coppia fosse omo o eterosessuale; se single, le garanzie di stabilità diventavano di tipo economico; si dettagliava infine il consenso informato, la remunerazione equa (che non poteva essere inferiore alle 5.000 sterline e doveva poter assicurare, come compenso extra, l’accesso alle cure mediche e il supporto psicologico durante e dopo la gravidanza).

Naturalmente, erano ben presto sorte agenzie di intermediazione per la maternità surrogata, allo scopo di favorire l’incontro tra domanda e offerta. Al momento le più accreditate sul mercato britannico erano LifeGiver Surrogacy Agency, Miracle Seeds Surrogacy Services e Rainbow Futures Surrogacy Agency (quest’ultima specializzata in trattative con committenti omosessuali): erano stati introdotti severi requisiti di licenza, di monitoraggio dell’etica e dei diritti umani con particolare riguardo alla dimensione extraeuropea, nonché forme di supervisione medica e legale e procedure di verifica dei genitori intenzionali. Essi avevano precisi diritti, ma anche responsabilità nei confronti del bambino nato. Questi, da parte sua, sviluppava alcuni diritti come quello alla conoscenza delle proprie origini genetiche e l’accesso alle relative informazioni mediche e genealogiche.

Infine erano state introdotte forme di monitoraggio e regolamentazione internazionale per garantire standard etici e legali uniformi tra tutti i paesi ONU.

Claudia azionò il configuratore online fornito dall’agenzia. Con espressione seria e concentrata, si preparò a iniziare il processo di configurazione per il suo futuro bambino. L’interfaccia apparve sullo schermo, con diverse opzioni disponibili. Cliccò sul pulsante “Caratteristiche somatiche” e una serie di menu a discesa si aprì. Le alternative erano numerose e dettagliate, si poteva personalizzare ogni aspetto del bambino non ancora nato grazie alla selezione genica. I suoi occhi si muovevano rapidamente sul display, valutando le diverse possibilità. Per prima cosa selezionò il tipo di carnagione per il suo bambino, scelta che venne immediatamente visualizzata con un modello virtuale del bambino proiettato in modo olografico al di sopra dello schermo. Scelse un tono di pelle chiaro, delicato, come una porcellana luminosa. Passò poi alla sezione “Colore dei capelli” e scelse un biondo dorato. Sul modello virtuale, i capelli del bambino presero vita, brillando in un colore ambrato caldo e luminoso. Proseguì nella configurazione, selezionando il colore degli occhi. Dopo aver esaminato le preferenze, decise per un intenso azzurro. Gli occhi del bambino nel modello virtuale si illuminarono di un colore intenso e penetrante. Arrivò alla sezione più controversa del configuratore, quella che solo tre anni prima sarebbe stata vietata: “Caratteristiche genetiche”. Non tutti la usavano, sussisteva ancora una vaga censura sociale al riguardo. Ma Claudia era una donna di mentalità aperta, priva di sterili pregiudizi. Con uno sguardo assorto, sfogliò le opzioni disponibili. Scelse di eliminare alcune predisposizioni genetiche a malattie ereditarie, come il diabete di tipo 2 e l’ipertensione: era consapevole dell’importanza di garantire al suo bambino la migliore salute possibile.

Infine, Claudia si fermò per un attimo, guardando il modello virtuale del bambino che aveva creato sullo schermo. C’era un’espressione di incertezza mista a emozione nel suo volto. Sentì il peso delle proprie decisioni, del potere che aveva nel plasmare il futuro del piccolo. Diede un respiro profondo, poi confermò le sue selezioni, avvertendo una miscela di gioia e di ansia che si fondeva dentro di lei. Il configuratore registrò le sue scelte e le diede la possibilità di proseguire al passaggio successivo, il pagamento. Inserì i dati della carta di credito, poi spense il pc; chiuse l’ufficio non senza aver prima verificato che le luci fossero spente in tutti gli uffici.

3.

Dopo aver trascorso le giornate al lavoro, ogni sera Adam trovava ad aspettarlo il suo unico compagno: un gatto androide chiamato Whiskers. Whiskers era un capolavoro di intelligenza artificiale, progettato per emulare il comportamento e l’aspetto di un gatto reale. I primi modelli, immessi sul mercato intorno al 2033, erano molto costosi, ma verso l’inizio degli anni ‘40 i prezzi erano calati e su Amazon un modello base si poteva acquistare per poco meno di 65 sterline, quindi progressivamente i gatti androide si erano diffusi anche in virtù del fatto che non si ammalavano, virtualmente non morivano e non avevano esigenze fisiologiche. Inoltre non graffiavano i mobili o i divani; in compenso la morbidezza della carne sintetica, la peluria, la simulazione delle fusa avevano raggiunto livelli di perfezione tale da garantire risultati quasi identici agli originali: Whiskers era un magnifico esemplare di maschio certosino. Mentre si sedeva sul divano accanto a lui, Adam utilizzava l’intelligenza artificiale integrata per comunicare con il felino.

“Hey, Whiskers, come è stata la tua giornata?”, chiese Adam mentre accarezzava delicatamente il gatto androide.

Whiskers emise un leggero ronzio e rispose con una voce gentile: “La mia giornata è stata tranquilla, Adam. Ho esplorato l’appartamento e ho fatto qualche riposino. Ma tu, come stai?”

Adam sospirò, sentendosi sollevato dalla compagnia di Whiskers. “Ho avuto una giornata complicata, amico. Ho ricevuto la notifica di uno screening per il tumore alla prostata. È spaventoso, sai?”

Whiskers annuì, le sue luci oculari lampeggiarono in un modo che sembrava esprimere empatia. “Capisco come ti senti, Adam. Ma ricorda che l’IA medica può fornirti molte informazioni utili. Potrebbe essere meglio fare lo screening per avere una chiara visione della tua salute.”

Adam guardò il suo amico androide con gratitudine, apprezzando il suo supporto virtuale.

“In realtà mi hanno già prenotato la visita, per la settimana prossima”.

Whiskers si animò, roteando la coda: “Allora siamo già a buon punto. Andrà tutto bene, vedrai. Si sta avvicinando l’ora di cena: dovresti iniziare a cucinare”.

“Hai ragione, inizio subito”.

Adam si avvicinò alla cucina con piacere: cucinare lo rilassava, specialmente alla fine della giornata. Per quella sera aveva deciso di preparare un piatto speciale utilizzando carne coltivata, alternativa sostenibile e priva di impatto ambientale rispetto alla carne tradizionale. Prese il pacchetto di carne coltivata dal frigorifero e iniziò a esaminarlo attentamente. Le polemiche di vent’anni prima sul consumo di questo alimento erano ormai cessate con l’adozione del sistema Nutri-Score, che era diventato lo standard per l’alimentazione sana e responsabile dapprima nell’UE a partire dal 2031 e che poi era stato assunto anche nel resto dell’Occidente. Inizialmente proposto da alcuni paesi all’avanguardia tra cui Francia, Belgio, Germania e Spagna, aveva poi suscitato l’interesse di altri paesi interessati ad adottare un approccio simile per promuovere la salute pubblica. Nutri-Score era un sistema di etichettatura nutrizionale sviluppato per fornire un’informazione chiara e immediata sulla qualità nutrizionale di un alimento. Serviva ad aiutare i consumatori a fare scelte alimentari sempre più informate e consapevoli. A ogni cibo veniva assegnato un punteggio compreso tra A ed E a seconda del suo contenuto nutrizionale. L’assegnazione del punteggio teneva conto di vari fattori, come il contenuto di zuccheri, grassi saturi, sale, calorie, fibre e proteine. Se l’alimento otteneva un punteggio A era considerato più salutare, mentre uno con punteggio E era considerato poco salubre. L’etichetta Nutri-Score era solitamente visualizzata sulla parte anteriore dell’imballaggio degli alimenti, consentendo ai consumatori di valutare rapidamente la qualità nutrizionale del prodotto. Integrata con l’intelligenza artificiale, aveva raggiunto livelli di precisione notevole nel prevedere i comportamenti alimentari maggiormente forieri di futuri problemi di salute. Per esempio, una volta Adam al supermercato aveva messo nel carrello una bottiglia di vino italiano, per la terza volta nella stessa settimana, e il carrello lo aveva avvertito: “Il livello Nutri-Score di questo prodotto è D se consumato occasionalmente, ma sale a E se si eccedono i due litri a settimana. Stai aumentando del 32,5 per cento le tue probabilità di sviluppare, in vecchiaia, una forma di tumore allo stomaco”. Adam aveva riposto il Lambrusco e aveva ripiegato su una birra irlandese analcolica. Oltretutto, era anche più economica.

La carne coltivata aveva un punteggio pari a B, seconda solo a frutta e verdura, pertanto Adam la consumava con regolarità preferendola a quella naturale, che del resto stava ormai scomparendo dagli scaffali anche perché gli ultimi allevamenti intensivi rimasti venivano sistematicamente devastati e messi a fuoco dal collettivo animalista Animacore Liberation. nell’indifferenza dell’opinione pubblica e dei legislatori. Del resto, come non preferire quella prodotta in laboratorio, utilizzando cellule staminali animali prelevate in modo etico e senza causare alcun danno agli esseri viventi? Le cellule staminali venivano fatte crescere in un ambiente controllato, fornendo loro nutrienti e condizioni ottimali per svilupparsi dal tessuto muscolare.

Adam posizionò con cura la carne coltivata sul piano di lavoro. Non poté fare a meno di notare quanto fosse simile a quella tradizionale, sia per consistenza che per aspetto. Sorrise soddisfatto, apprezzando la possibilità di gustare un pasto gustoso senza compromettere l’ambiente o sacrificare gli animali. Decise di prepararla al pepe nero e rosmarino, per esaltare il suo sapore naturale. Accese il piano cottura a induzione e aggiunse un filo di olio d’oliva in una padella antiaderente. Quando l’olio fu caldo, adagiò delicatamente la bistecca sulla padella.

La carne iniziò a sfrigolare e a diffondere un aroma invitante mentre cuoceva. Pensò al pakistano e ai suoi fumi molesti. Adam trascorse qualche minuto a girarla delicatamente, assicurandosi che fosse uniformemente dorata su entrambi i lati.

Nel frattempo, preparò una salsa semplice, ma gustosa. In una piccola ciotola, mescolò insieme olio d’oliva, succo di limone fresco, aglio tritato finemente, pepe nero macinato e un pizzico di sale. Mescolò gli ingredienti fino a ottenere un composto omogeneo. Quando la carne fu pronta, Adam la trasferì su un piatto, la cosparse generosamente di salsa e aggiunse una spolverata di rosmarino fresco.

Sedette al tavolo, osservando la fettina succulenta e invitante che aveva appena preparato. Tagliò un boccone e lo assaporò. La carne era morbida, succosa e ricca di sapore, del tutto simile a quella tradizionale. Non aveva consumato una semplice cena, no: aveva fatto una scelta consapevole per il pianeta. Sperava che sempre più persone optassero per la carne coltivata, contribuendo a creare un futuro più sostenibile per tutti.

Sparecchiò la tavola, sciacquò i piatti e li inserì in modo ordinato nella lavastoviglie, che azionò col programma silenzioso di risparmio idrico. Si lavò i denti e si infilò a letto, dove Whiskers lo stava aspettando.

“Cosa leggi stasera, prima di dormire?”

“Se riesco, vorrei finire la biografia di Amartya Sen iniziata due settimane fa”.

“Quest’anno ricorre il venticinquennale dalla morte”.

“La leggo appunto per questo, grazie comunque per l’informazione”.

Il gatto si acciottolò ai piedi di Adam e smise di distogliere il padrone dalla lettura.

4.

Adam si alzò presto il martedì mattina successivo, preparandosi per affrontare lo screening che era stato prenotato. Indossò un abito informale e prese la sua borsa, assicurandosi di portare con sé tutti i documenti necessari. Si diresse verso l’ospedale, avviando il suo veicolo elettrico a guida autonoma.

Mentre guidava per le strade di Londra, Adam notò il panorama urbano in continua trasformazione. La circolazione era fluida grazie all’efficienza delle auto senza pilota, che condividevano le rispettive rotte in tempo reale adeguandole alle condizioni del traffico. Gli incidenti stradali si erano ridotti del 346% per cento nell’ultimo decennio ed erano dovuti esclusivamente alle avarie dei sistemi di guida automatica. Passò davanti a un’enorme area di cantiere che si estendeva al posto della storica cattedrale di Westminster. Era in anticipo: si fermò a osservare un attimo la scena, come faceva ogni volta che passava di lì: del resto in vecchiaia è lecito passare molto tempo a osservare cantieri. Droni e automi lavoravano senza sosta per realizzare una nuova centrale solare, che avrebbe alimentato con energia completamente rinnovabile le colonnine di ricarica delle vetture, ormai onnipresenti. La demolizione della cattedrale era stata decisa anche in virtù della sua importanza simbolica: era stata il luogo di incoronazione dei sovrani britannici sin dal 1066, anno dell’ascesa al trono di Guglielmo il Conquistatore. Lì si dava sepoltura a molti personaggi illustri, tra cui re, regine, politici e scrittori famosi. Dal momento che nel 2045 il Regno Unito era diventato Repubblica di Gran Bretagna, comprendente Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda, era parso utile al primo presidente del nuovo stato, il laburista Peter Marshall, cancellare la traccia di quella secolare tirannia. La popolazione britannica aveva compreso che questo progetto faceva parte degli sforzi per promuovere l’energia sostenibile e per ridurre l’impatto ambientale in modo controllato e sicuro, senza alcuna perdita di vite umane.

Grandi gru robotiche sollevavano pesanti travi di acciaio ed enormi blocchi di cemento. I droni volavano in aria, sorvegliando attentamente l’intero cantiere e fornendo supporto logistico. Gli automi, dotati di braccia meccaniche e sensori avanzati, si occupavano delle attività di precisione come il taglio, la saldatura e l’installazione degli elementi strutturali.

L’uso diffuso della tecnologia avanzata permetteva un processo di costruzione efficiente e sicuro. Gli automi erano programmati per seguire rigorosamente le istruzioni e per rispettare gli standard di sicurezza. I droni fornivano costantemente dati in tempo reale sullo stato del cantiere, monitorando la qualità dei materiali e rilevando eventuali anomalie.

Adam percepiva una sorta di sincronia tra le macchine che si muovevano con precisione millimetrica. I rumori delle macchine si mescolavano al ronzio dei motori dei droni. I pannelli solari e le turbine idroelettriche erano posizionati strategicamente lungo il cantiere, in attesa di essere installati. Questa centrale avrebbe rappresentato una fonte di energia pulita e sostenibile per la città di Londra, avrebbe ridotto l’impatto ambientale e contribuito alla lotta contro il cambiamento climatico.

Nonostante la demolizione della cattedrale di Westminster avesse suscitato nostalgia e rimpianto nei seguaci del partito monarchico, che alle elezioni raccoglieva all’incirca un 2,5%, la nuova centrale simboleggiava il progresso e l’innovazione tecnologica al servizio dell’umanità. Come aveva commentato un editorialista di The Guardian il cantiere, con le sue macchine efficienti e la mancanza di incidenti mortali, rappresentava un esempio di come la tecnologia potesse essere impiegata per migliorare la vita delle persone e preservare il pianeta. Era diventato un’attrazione turistica, tanto è vero che Adam era circondato da turisti coreani e cinesi che scattavano foto e riprese video.

Arrivato all’ospedale, Adam entrò nel luminoso edificio. Le pareti erano decorate con riproduzioni di opere d’arte raffiguranti paesaggi sereni, che creavano un’atmosfera rassicurante. La reception era occupata da una graziosa infermiera androide, con i capelli rossi perfettamente pettinati e un sorriso caloroso sul volto.

“Il Chelsea and Westminster Hospital le dà il benvenuto, signor Adam Kingston”, disse l’infermiera androide con voce gentile. “La prego di registrarsi qui e poi seguire le indicazioni per il reparto di urologia”.

Adam seguì le istruzioni, compiendo la registrazione tramite uno schermo interattivo. Poi si diresse verso l’ascensore, salendo fino al secondo piano del reparto di urologia.

All’interno del reparto, Adam fu accolto da un corridoio lungo il quale si apriva una serie di stanze a intervalli regolari. Il personale medico, composto sia da esseri umani che da androidi, si occupava degli affari con ordine e precisione. Adam venne condotto in una stanza riservata per lo screening.

Lì, l’infermiera che lo aveva accolto inizialmente prese posto accanto al medico, un uomo paffuto dall’aria gioviale e molte lentiggini, probabilmente di origine scozzese, che non proferiva parola, ma non smetteva di sorridere in modo enigmatico, oscillando il capo in su e in giù. Con grazia e delicatezza, l’umanoide lo guidò attraverso lo screening, spiegandogli i vari passaggi con chiarezza.

Gli esami cui doveva sottoporsi comprendevano:

1) Esame rettale digitale (ERD): l’infermiera spiegò ad Adam che l’ERD è un esame fisico in cui il medico inserisce un dito guantato nel retto per controllare la prostata. Questo esame permette di rilevare eventuali anomalie come noduli o ingrossamenti della stessa. “Mi dispiace se potrà sembrarle un po’ invadente a tratti, signor Kingston, ma l’esame sarà veloce e indolore”, disse l’addetta, prendendo le misure necessarie con precisione millimetrica.

2) Esame del sangue, in particolare il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico), che può essere elevato in caso di presenza di un tumore alla prostata.

3) Ecografia olografica prostatica (EOP): venne illustrato come si trattasse di un esame non invasivo, in cui si utilizzava un dispositivo a ultrasuoni per creare immagini olografiche della prostata. Questo esame avrebbe permesso di rilevare eventuali anomalie strutturali o ingrossamenti.

Si poteva effettuare anche la biopsia, ma l’infermiera sottolineò che si sarebbe resa necessaria solo se i risultati degli esami precedenti avessero indicato anomalie sospette. Il prelievo di campioni di tessuto prostatico sarebbe servito per una valutazione più approfondita in laboratorio.

L’infermiera rassicurò Adam, spiegandogli che per loro quella era una prassi completamente rodata che garantiva il massimo dell’efficienza, e domandò se avesse dubbi o questioni da sottoporre prima di iniziare.

“No, tutto chiarissimo”.

Finalmente il dottore parlò, indossando il guanto in lattice nella mano destra: “Benissimo, si appoggi al lettino facendo forza con i gomiti.”

5.

In settimana erano stati sviluppi nel caso del condomino pakistano, che si chiamava Serkan Tiwana.

Serkan entrò nello studio di Adam con lo sguardo abbattuto e il volto segnato. Si sedette di fronte al legale, cercando di raccogliersi prima di iniziare a raccontare l’accaduto.

“Avvocato, non so nemmeno da dove iniziare. È stato terribile. Ieri sera, quando sono tornato a casa, ho trovato una testa di maiale davanti al mio appartamento. È stata una delle esperienze più spaventose della mia vita.”

Adam guardò l’uomo con preoccupazione, cercando di essere il più empatico possibile.

“Sig. Tiwana, mi dispiace davvero molto che lei abbia dovuto affrontare una cosa del genere. È disgustoso e completamente inaccettabile. Come si sente adesso?”

“Mi sento minacciato. Sono terrorizzato. Non posso credere che qualcuno possa odiarmi così tanto per via degli odori che provengono dal mio appartamento, al punto da compiere un gesto così vile e offensivo. Inoltre, hanno scritto sulla porta con della vernice rossa: Perché non cucini anche questa col curry, stronzo? È una chiara dimostrazione di razzismo e intolleranza.”

Adam annuì, mostrando solidarietà nei confronti di Serkan.

“Capisco la sua rabbia e la sua frustrazione. Questo è un atto di odio e discriminazione che non può essere ignorato. Dobbiamo prendere provvedimenti immediati per garantire la sua sicurezza e far sì che chi ha commesso questo gesto venga punito.”

Serkan annuì, ringraziando Adam per il suo sostegno.

Adam proseguì: “Penso che sia importante che denunciamo questo incidente al condominio e alle autorità competenti. Non possiamo permettere che qualcuno si senta autorizzato a minacciarla”.

Decisero di prendere provvedimenti immediati. Insieme, scrissero all’amministratore una lettera dettagliata che descriveva l’incidente e le preoccupazioni di Serkan, chiedendo che venissero adottate misure adeguate per garantire la sua sicurezza.

Successivamente, si diressero alla stazione di polizia locale per presentare una denuncia formale, portando con loro la lettera e le prove fotografiche della testa di maiale trovata davanti alla porta di Serkan.

Dopo aver completato le formalità presso la stazione di polizia, nel congedarsi Adam suggerì al pakistano di documentare qualsiasi ulteriore incidente o comportamento sospetto, tenendo traccia di ogni dettaglio utile per sostenere il suo caso.

Tornando in ufficio notò nuovamente il cantiere della centrale elettrica di Westminster, che si ingrandiva giorno dopo giorno, ma questa volta non si soffermò a osservarlo: aveva pratiche urgenti da sbrigare.

Era appena rientrato nel suo studio quando il telefono squillò. Si affrettò e rispose, senza immaginare che quella chiamata avrebbe cambiato tutto.

“Buonasera, signor Kingston. Sono il dottor Evans dall’ospedale. Abbiamo ricevuto i risultati dei suoi esami e ci sono delle anomalie che richiedono ulteriori approfondimenti”, disse il medico con voce calma, ma professionale.

Adam sentì il cuore accelerare. “Cosa significa, dottore? C’è qualcosa di sbagliato?”.

Il dottor Evans spiegò che i risultati degli esami indicavano la necessità di una biopsia per confermare o escludere la presenza di un tumore alla prostata. Era una notizia che colpì Adam come un pugno allo stomaco.

“Mi dispiace doverle comunicare questa notizia, signor Kingston, ma è importante che sia sottoposto alla biopsia il prima possibile per una diagnosi accurata; abbiamo un posto libero lunedì pomeriggio alle 17.45, nello stesso ambulatorio di pochi giorni fa”, concluse il medico.

Adam si sedette sulla sua scrivania, con un senso di paura e di incertezza che lo avvolgeva. La sua mente era piena di domande e preoccupazioni, mentre cercava di affrontare la realtà di quello che stava accadendo.

Quel pomeriggio, Adam si prese tempo per riflettere sulle prossime mosse e dovette spostare qualche appuntamento per poter effettuare la biopsia. Ma la sua serata era già prenotata per una cena di lavoro importante con Claudia. Avevano una tradizione tutta loro, che consisteva nel cenare insieme il secondo venerdì di ogni mese. Era un modo per fare il punto della situazione sui vari casi da seguire, ma anche per costruire un rapporto umano oltre che professionale. Con i loro 35 anni di differenza, Claudia vedeva in lui il padre affidabile e rigoroso che il suo non era stato e Adam conteneva il dolore di non avere avuto figli dal suo matrimonio.

Adam decise di mantenere l’impegno, non volendo far trapelare le proprie preoccupazioni e desiderando trascorrere del tempo piacevole nonostante tutto. Si presentò all’appuntamento con il sorriso sulle labbra e un atteggiamento rassicurante. Claudia era seduta accanto a lui sul taxi che li portava al locale, un ristorante francese di Chelsea. La osservò mentre guardava fuori dal finestrino, leggermente assopita: era una donna affascinante, intelligente e di grande supporto in ufficio. Era stata al suo fianco in molti momenti di stress e di successo professionale.

Adam e Claudia entrarono nel ristorante e immediatamente la loro differenza di età e l’eccezionale bellezza di lei non passarono inosservate. Gli altri clienti nella sala si voltarono a guardare, incuriositi e talvolta sorpresi. Alcuni sussurri e occhiate furtive si diffusero tra le tavole vicine. Si accomodarono. Il ristorante era famoso per essere AIandroid-free: era gestito ancora come un locale di inizio secolo e questa era la chiave del suo successo. Anche l’arredo era in tema anni 10. Il cameriere mantenne la sedia a Claudia mentre si sedeva, poi estrasse la carta dei vini e la posò sul tavolo, restando in attesa.

Un gruppo di donne, sedute a una tavola accanto, abbassò leggermente la voce mentre osservava la coppia. Una di loro fece un commento sommesso, cercando di non farsi notare.

“Guarda quella coppia là, lei è davvero bellissima. Ma lui è molto più anziano, non trovi?”

“Sì, è davvero strano. Chissà quale sarà il segreto per attirare una giovane così affascinante”.

“Forse è ricco. Sai come dicono, l’amore non ha età, ma il denaro fa miracoli”.

Nel frattempo, alcuni uomini nella sala diedero un’occhiata ammirata a Claudia, cercando di nascondere la loro attrazione.

“Dio mio, guarda quella donna. È come una dea. Non riesco a credere che stia uscendo con un uomo così più anziano di lei”.

“Sì, è un po’ insolito. Ma dev’essere fortunato ad avere una bellezza del genere al suo fianco. Non importa l’età, quando la bellezza è così disarmante”.

Le reazioni degli altri clienti variavano tra sorpresa, ammirazione e un leggero senso di giudizio. Alcuni si sforzarono di ignorare la differenza di età e concentrarsi sulle loro vite, mentre altri continuavano a gettare fugaci sguardi verso la coppia.

Adam e Claudia, consapevoli delle reazioni circostanti, si concentrarono solo l’uno sull’altro. Erano abituati a quel tipo di malizia della gente. Durante la cena, Adam cercò di concentrarsi sulle discussioni di lavoro e sulle interazioni con i colleghi, cercando di mettere da parte la notizia che aveva appena ricevuto. Voleva mostrarsi fiducioso e determinato, nonostante le preoccupazioni che lo attanagliavano.

Claudia lo osservava attentamente, percependo che qualcosa non andava. Con una voce gentile, gli si avvicinò e disse: “Adam, mi sembri un po’ distratto questa sera. C’è qualcosa che non va?”.

Adam la guardò negli occhi e, con un filo di voce, rispose: “Ho ricevuto una chiamata dall’ospedale oggi. Ci sono delle anomalie nei miei esami e dovrò sottopormi a una biopsia. Non so cosa aspettarmi”.

Claudia prese la mano di Adam e gli sorrise con dolcezza: “Mi dispiace enormemente, ma sarò qui per te, Adam. Siamo una squadra, ricordi? Affrontiamo queste sfide insieme, come dici tu. Ti devo dare anch’io una notizia, ma la mia è allegra: ho deciso di rivolgermi a un’agenzia per procurarmi un bambino. Me lo consegnano tra tredici mesi. Sarà bellissimo, vedrai: e tu lo conoscerai, perché tutto si risolverà per il meglio”.

6.

“Le restano pochi mesi di vita, sig. Kingston”.

Nexus, un medico androide con un’IA specializzata in oncologia, parlava con voce calma, ma professionale. Negli ospedali britannici si preferiva che le notizie ferali fossero fornite da umanoidi, perché non avevano problemi a gestire il carico emotivo che il compito comportava.

Era seduto in una stanza dall’aspetto sterile, il volto impassibile del medico androide di fronte a lui. Con voce meccanica, il medico sviluppò nuovamente il concetto, dal momento che Adam restava in silenzio: “Mi dispiace comunicarle che le sue condizioni indicano che le rimangono solo pochi mesi di vita. Ha compreso il senso delle mie parole?”.

Una miscela di emozioni si affacciò sul volto di Adam, dall’ira alla disperazione. Avvertì una fitta di rabbia nei confronti del medico androide, che sembrava emettere solo freddezza e insensibilità.

“Come osa dirmi che ho solo pochi mesi?”, esclamò Adam con voce tremante. “Che ne sapete voi, macchine senza anima? Non potete comprendere cosa significhi affrontare una morte imminente”.

L’umanoide rimase imperturbabile, offrendo una risposta calcolata: “Mi spiace se il mio modo di comunicare ha provocato disagio. Il mio obiettivo è quello di fornire informazioni oggettive basate sui dati medici.”

Adam sospirò profondamente, riflettendo sulle sue parole. Aveva la sensazione che l’interlocutore non capisse davvero la complessità delle sue emozioni. Si sentiva isolato, abbandonato da un sistema medico che non poteva offrirgli una cura definitiva. In preda a una rabbia crescente e a una frustrazione profonda, Adam si lasciò andare all’impulso di distruggere il medico androide. Una fiamma di determinazione si accese nei suoi occhi, mentre prendeva in mano un oggetto affilato trovato vicino al lettino e afferrava il braccio metallico della macchina, immobilizzandola con una forza brutale. Il rumore dello scontro si propagò nella stanza, rompendo il silenzio sterile dell’ospedale. Un suono metallico squillante riempì l’aria mentre l’oggetto affilato tagliava la superficie del medico androide e il braccio metallico si spezzava sotto la forza di Adam. Frammenti di plastica e metallo si sparsero per la stanza, creando un’atmosfera caotica.

Mentre la distruzione si consumava, Adam poteva sentire il suono del suo respiro affannoso mescolarsi al clangore. La sua rabbia si riversava sulla figura ormai inanimata che aveva di fronte, una reazione istintiva alla sensazione di essere impotente di fronte alla sua malattia.

Era un atto di presa di controllo, l’ultima espressione di potere in un momento in cui tutto sembrava sfuggire al suo dominio.

Il rumore attirò l’attenzione del personale ospedaliero, che accorse nella stanza per vedere cosa stesse accadendo. L’infermiera androide che aveva assistito Adam nelle visite precedenti rimase sbigottita di fronte alla scena di distruzione.

Adam si trovava al centro dell’attenzione, circondato dal personale medico in uno stato di preoccupazione e sorpresa. Le domande iniziarono a piovere su di lui: “Cosa ha fatto?”, “Perché ha distrutto il medico androide?”, “È consapevole delle conseguenze?”.

Approfittando dello stupore generale, i passi di Adam nel corridoio si fecero sempre più veloci. Ogni tanto si girava, guardando dietro di sé per assicurarsi che nessuno lo stesse seguendo. Attraversò il reparto dei degenti, cercando di evitare lo sguardo degli altri. Le infermiere e i dottori che incrociava lungo il cammino sembravano ignari di ciò che era appena successo, anche se Adam era convinto che a breve la distruzione dell’androide sarebbe diventata pubblica e avrebbero iniziato a cercarlo.

Arrivato all’uscita dell’ospedale, Adam uscì all’aperto, respirando profondamente l’aria fresca. Guardò intorno, cercando di capire quale fosse la direzione migliore per raggiungere casa.

Camminava rapidamente lungo le strade affollate della città, cercando di confondersi tra la folla. Sentiva su di sé gli sguardi curiosi delle persone che lo osservavano, forse notando la sua agitazione e la fretta con cui si muoveva.

Con un senso di sollievo vide infine la sua porta di ingresso. Entrò e chiuse a chiave dietro di sé. Si lasciò cadere su una sedia, cercando di raccogliere i pensieri. Ora era il momento di confrontarsi con le scelte che aveva fatto e di affrontarne le conseguenze, di portarle al loro limite.

Il silenzio dell’appartamento era rotto solo dai rumori familiari, come il ticchettio dell’orologio e il ronzio familiare del suo gatto androide, Whiskers. Adam si avvicinò al felino, che sollevò distrattamente il capo sbadigliando e mostrando la dentatura.

“Whiskers, devo dirti cosa è successo in ospedale,” disse Adam con voce affaticata. “Ho distrutto un medico androide. Sono scoppiato di rabbia e frustrazione.”

Whiskers emise il solito leggero ronzio e, con i suoi occhi luminosi, guardò Adam con espressione di disapprovazione.

“Non avresti dovuto, Adam. Ormai i diritti degli androidi sono quasi equiparati a quelli degli umani. Di solito, la distruzione intenzionale di un androide è considerata una violazione delle leggi sulla proprietà. Tuttavia, dato che l’umanoide in questione era di proprietà pubblica, potrebbero sussistere circostanze aggravanti con conseguenze più serie. Dovremmo verificare le specifiche del caso. Se tu verrai imprigionato, chi si prenderà cura di me? Inoltre, voglio sperare che questo non sia l’inizio di una vera e propria robofobia da parte tua. In tal caso, non vorrei davvero essere il prossimo della lista come oggetto della tua rabbia”.

“Whiskers, ma cosa dici? Mi hanno appena comunicato che mi resta poco da vivere! Ho altri pensieri che preoccuparmi del tuo prossimo padrone o del carcere, senza offesa!”

Il gatto avvertì un sostrato di crescente irritazione nella voce del proprietario e preferì assecondare la situazione.


“Sono affranto nell’apprendere questa notizia, Adam; comprendo la complessità delle tue azioni in quanto essere umano, ma l’aver distrutto l’umanoide non ti farà guarire”.

Adam, sentendosi in fondo giudicato dal proprio compagno meccanico, si sentì ancora più frustrato.

Decise di chiamare Claudia. Aveva bisogno di sfogarsi e di ricevere un aiuto pratico.

Mentre il telefono squillava, aspettava ansiosamente che lei rispondesse. Finalmente, sentì la sua voce gentile dall’altro capo della linea.

“Pronto, Adam. Non sei passato in studio oggi? Il pakistano ha telefonato con delle novità importanti” disse la donna con il suo consueto tono affabile.

“È successo qualcosa di terribile,” iniziò Adam, tentando di mantenere la calma. “Ho distrutto un medico androide in ospedale dopo che mi aveva detto che mi resta poco da vivere. Ho ricevuto i risultati medici: purtroppo, la malattia è incurabile”.

Un silenzio colmò la linea telefonica. Dopo un momento, Claudia riuscì a pronunciare a malapena alcune stentate parole: “Oh mio Dio, Adam, mi dispiace così tanto. Non so nemmeno cosa dire”.

Adam poteva percepire, all’altro capo, il nodo in gola della donna e le lacrime che le riempivano gli occhi. “Grazie, Claudia. È una notizia difficile da affrontare, ma volevo che tu lo sapessi per prima. Mi dispiace di averti coinvolta in tutto questo”.

“Non devi scusarti. Ci sarò fino alla fine, come amica e come assistente”.

“Mi dispiace che non potrò mai vedere il bambino che stai aspettando. È un pensiero difficile da accettare”.

La voce di Claudia si abbassò e il peso della tristezza si fece sentire. “Capisco, Adam. È una situazione dolorosa per entrambi”.

Adam respirò profondamente, cercando di tornare a una parvenza di normalità. “E quali sarebbero gli sviluppi del sig. Tiwana? Cosa ha scoperto?”

“Il pakistano ha chiamato e ha detto che le telecamere di sorveglianza del condominio hanno scoperto l’autore del gesto intimidatorio. È l’amministratore stesso. Ora tutto ha più senso, giusto?”.

Adam rimane senza parole per un attimo, cercando di elaborare la rivelazione. L’amministratore, colui che aveva litigato con il pakistano e ignorato le segnalazioni, era l’autore del gesto.

“Mi chiedo perché l’abbia fatto”, disse Adam con voce pensierosa. “Ma forse è una buona cosa che sia stato scoperto. Claudia?”

“Si?”

“Fammi una cortesia: annulla i miei appuntamenti delle due prossime settimane. E prenditi qualche giorno di ferie”.

Riattaccò. Il frigorifero lo avvisò: “Mi risulta che sia in scadenza lo yogurt alla vaniglia sul secondo ripiano: se non vuoi sprecarlo, occorre consumarlo in giornata”.

Adam si avvicinò alla finestra del quarto piano, lo sguardo perso nel panorama della città che si stava spegnendo nel tramonto. Avvertiva un senso di oppressione e disillusione. Il peso della sua malattia e dell’invasione dell’IA sembrava soffocarlo. Adam prese il vasetto di yogurt e aprì il coperchio, rivelando la dolcezza cremosa al suo interno. Con una cucchiaiata tremante, portò il cucchiaio alla bocca e assaporò quel gusto familiare che lo rassicurava. Mentre gustava l’ultima boccata di yogurt, il suo sguardo cadde su Whiskers.

“Vuoi assaggiare, Whiskers?”

“In quanto essere inanimato non ho la proprietà di assumere alimenti o altre sostanze, né di apprezzarne il gusto”.

“Ma non mi faresti contento? Solo il gesto, dai”.

Con un cenno gentile, Adam portò il cucchiaio davanti al muso del gatto androide e gli diede un po’ di yogurt. Whiskers emise un leggero ronzio di apprezzamento, le sue luci oculari sembravano riflettere un senso di comprensione.

Adam si diresse verso la finestra e la aprì. Salì sul davanzale e valutò l’altezza della caduta. Whiskers saltò sul tavolo e si avvicinò al vasetto di yogurt.

“Adam, ne sono rimaste due o tre cucchiaiate: dovresti evitare sprechi e finirlo, non credi?”

“Hai ragione, Whiskers”.

Scese dal parapetto, afferrò lo yogurt e lo terminò. Con la punta del dito infilata nel contenitore, raccolse tutto il residuo: adesso il recipiente era lindo, luccicante. Il gatto osservò Adam soddisfatto, mentre l’umano si avvicinava alla finestra aperta e saltava libero nel vuoto.