Cucina in bioplastica gialla

I vicini

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La camera era illuminata da una luce fioca proveniente da una lampada a soffitto coperta di polvere. Le pareti, in passato tinteggiate di bianco, mostravano qualche scrostatura. Una di esse era priva di ogni decorazione, mentre un quadro raffigurante un tramonto sul mare, un po’ sbiadito, pendeva isolato sull’altro muro.

Il pavimento era coperto da un tappeto dalle tonalità sbiadite, con macchie difficili da identificare: sugo di pomodoro? Olio? Cioccolata? Un piccolo divano in ecopelle, consumato e leggermente sfondato al centro, occupava gran parte dello spazio, insieme a un tavolino di laminato, graffiato sul piano di appoggio.

Sulla parete opposta al divano, una libreria bassa e dozzinale conteneva una manciata di libri di successo, di quelli che tutti comprano ˗ oppure tutti regalano ˗ e nessuno legge: Il codice da Vinci di Dan Brown, Cinquanta sfumature di grigio di E. L. James, Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini, Vita di Pi di Yann Martel… Alcuni avevano le pagine ingiallite e la copertina spiegazzata. Una TV a schermo piatto, di dimensioni non enormi, era appoggiata sopra la libreria.

Il tavolo da pranzo era piccolo, con solo tre sedie attorno. Sopra di esso, una tovaglia sgualcita nascondeva le tracce di numerosi pasti precedenti.

Alcune foto di famiglia sfocate erano appese sulla parete accanto alla porta: Oswald e Marlene al mare, a Brighton, quand’erano ancora fidanzati; sempre loro due, stavolta a Bournemouth con Tommy neonato, la testa avvolta da una bandana leopardata per proteggerlo dal sole.

Marlene era adagiata pigramente sul divano, con il telefonino in una mano e una sigaretta elettronica nell’altra: bionda, capelli fluenti, 32 anni e un modo di vestire sempre appariscente, come se avesse dovuto attirare l’attenzione di tutti gli uomini. Fin dall’adolescenza aveva maturato un desiderio profondo di essere notata e ammirata, causato dalla percezione di sentirsi inadeguata.

Un freddo pomeriggio d’inverno di 18 anni prima, Marlene si trovava da sola nel piccolo appartamento in cui viveva con il padre, un camionista di origini olandesi emigrato nel Regno Unito negli anni ‘60. Aveva l’età in cui l’adolescenza inizia a farsi sentire con forza e le insicurezze cominciano a emergere. Suo padre era spesso assente per lavoro e quando era a casa la comunicazione tra loro era limitata. Nonostante amasse profondamente suo padre, sentiva di non avere una reale connessione emotiva con lui. Franck era un uomo di poche parole, burbero e riservato, incapace di esprimere i sentimenti in modo aperto.

Marlene desiderava ardentemente approvazione e affetto, però sembrava impossibile ottenerli. Cercava di attirare l’attenzione paterna in vari modi, ma lui spesso non pareva nemmeno accorgersene. Una volta lei aveva dormito fuori tutta la notte, sulle panchine della stazione, tuttavia Franck non si era preoccupato granché, era rimasto solo un po’ perplesso nel vederla rincasare alle sette di mattina: ciononostante non le aveva domandato dove fosse stata, con chi avesse trascorso tutto quel tempo fuori di casa. Questo la faceva sentire invisibile e trascurata.

Un giorno, mentre il padre era via per lavoro e lei era sola in casa, Marlene si ritrovò in bagno a guardarsi nuda allo specchio per lungo tempo. Osservava il suo corpo, il suo viso, i suoi capelli, il seno poco sviluppato, cercando di trovare un segno di bellezza che potesse attirare l’attenzione del genitore. Ma a ogni sguardo, si percepiva solo come una ragazza comune, senza nulla di straordinario.

Decise che doveva diventare più attraente, più affascinante, più desiderabile. Pensava che solo così il padre l’avrebbe notata e ammirata e avrebbe finalmente mostrato affetto per lei. Iniziò a prestare molta attenzione alla sua immagine. Si sforzava di essere sempre impeccabile nell’abbigliamento, cercando di seguire le ultime tendenze di moda. Passava ore davanti allo specchio, smaltando le unghie, truccandosi e sistemando i capelli con cura.

Andò anche oltre. Iniziò a perseguire l’approvazione degli uomini fuori dalla famiglia, cercando conferme esterne a ogni costo. Si chiudeva nei bagni della scuola con gli studenti delle classi terminali. Quelle attenzioni momentanee la facevano sentire speciale, ma alla fine non riuscivano a colmare il senso di inutilità che avvertiva dentro.

Nondimeno, la ricerca costante di accettazione e desiderio da parte degli altri aveva plasmato la sua visione di sé stessa. Credeva di dover essere avvenente per essere degna di attenzioni e dipendeva dalle dimostrazioni altrui per sentirsi valida.

A 20 anni, Marlene conobbe Oswald durante una serata in un locale notturno. La loro attrazione fu immediata: aveva notato subito quel ragazzo di cinque o sei anni più grande di lei, dall’aspetto palestrato e con un tatuaggio a forma di luna sul bicipite destro. Le piacevano i tatuaggi, le piacevano i fisici atletici. Lui era da solo, seduto al bancone del bar, mentre sorseggiava una birra e osservava la folla di persone intorno a lui. Era una serata movimentata, la musica batteva forte e serrata, lui si lasciava dondolare al ritmo delle note. Con un risolino, seguiva il basso che vibrava nel petto.

Senza pensarci due volte, Marlene si era avvicinata al bar. Non amava perdere tempo. Con la scusa della musica che passava, avevano iniziato a parlare. Lui le aveva offerto da bere. Durante la serata, ballarono insieme. Oswald si sentiva attratto dalla personalità decisa e solare di Marlene.

Verso le due di notte, prima di abbandonare il locale, lui le chiese se avrebbe voluto incontrarlo di nuovo e Marlene non disse nulla, sorrise solamente mentre scriveva il numero di telefono su un tovagliolino di carta del bar. Da quel momento, iniziarono a frequentarsi sempre di più, scoprendo che la loro attrazione reciproca andava oltre l’apparenza fisica.

Marlene con lui riusciva a condividere le insicurezze e la sua paura di non essere mai abbastanza. Oswald ribatteva che la vita era solo una questione di accettazione, perché non si è mai veramente abbastanza, non per tutto almeno; del resto, la vita va come vuole lei, non come vuoi tu: lui per esempio aveva sognato di essere una rockstar e aveva tentato la fortuna nel mondo della musica in un complesso formato con alcuni compagni liceali, ma presto si era reso conto della velleità del proposito e aveva scelto una carriera più stabile. Adesso lavorava come impiegato di concetto in una ditta di import-export con la Turchia. Pur non avendo realizzato completamente il suo sogno musicale, la passione per la musica non si era mai affievolita.

Dopo un breve fidanzamento decisero di sposarsi, anche perché Marlene sentiva il bisogno di allontanarsi dalla casa del padre e iniziare una nuova fase della vita. Anche se si era legata a Oswald, la sua natura sfuggente e il bisogno di sentirsi desiderata la portavano a concedersi distrazioni con altri uomini durante le trasferte di lavoro del marito il quale, benché vagamente consapevole delle avventure occasionali di Marlene, accettava la situazione come un pegno per poter avere accanto una donna attraente come lei. Era certo di avere trovato un equilibrio affettivo con la consorte e, nonostante i momenti di gelosia e incertezza, il loro rapporto sembrava consolidato.

Poi era nato Tommy, che adesso aveva 9 anni, e Marlene aveva percepito il suo arrivo come un messaggio di utilità che la vita le mandava; si era calmata, era tornata nei ranghi, ma ormai l’atteggiamento verso l’abbigliamento estroverso era intimamente consolidato. Faceva la consulente di cosmetici Avon porta a porta e l’apparenza in questo lavoro era fondamentale: alle clienti doveva giungere il messaggio che se volevano, potevano essere seducenti come lei.

Sollevò lo sguardo dal cellulare, che usava per scorrere attraverso i profili dei vicini di casa sui social media. Era un po’ invidiosa nell’osservare le loro foto di viaggi esotici, realizzazioni lavorative e successi scolastici. Si guardò attorno: la casa era un porcile, avrebbe dovuto fare le pulizie domenicali, ma non ne aveva alcuna voglia. Emise un sospiro e si rivolse al marito, che stava guardando Arsenal-Newcastle United in televisione.

˗Oh, guarda un po’. Martin ha vinto un altro premio a scuola. Questa volta per l’eccellenza in matematica. Che meraviglia.

˗Ah, fantastico.

˗Guarda qui, Oswald. Li vedi i vicini, i Weirdson? Sembrano così felici, così realizzati.

˗Marlene, non ricominciare. Non ci manca niente.

˗Ma è proprio questo il punto. Non voglio solo niente. Voglio di più, voglio che il nostro Tommy abbia successo, che sia come Martin Weirdson.

˗Tommy è un bravo bambino. È contento della scuola e dei suoi amici.

Marlene tornò a scorrere il feed del profilo Facebook dei Weirdson. Il cellulare emetteva una luce bluastra che illuminava appena il suo viso, mentre gli occhi scrutavano attentamente le immagini e le descrizioni pubblicate. Viaggi esotici, cene in ristoranti chic e arredo di gusto. Marlene si sentiva attratta da quella vita apparentemente perfetta, da quella raffinatezza che sembrava scivolare tra le dita come sabbia fine. E poi il primogenito Martin, coetaneo di Tommy: era un bambino brillante e promettente, con un futuro radioso davanti. Marlene si chiedeva perché suo figlio Tommy non potesse essere come lui, perché non potesse avere la stessa lucentezza.

Si alzò e raggiunse il figlio, che giocava alla Nintendo in camera sua. Vieni, facciamoci una foto per mostrare a tutti quanto siamo belli, gli disse. Fece uno scatto di loro due abbracciati e sorridenti, poi lo inserì nel proprio stato di WhatsApp. Digitò la didascalia: e poi ci sei tu, orgoglio della mia vita. Grazie, grazie di esistere.

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La luce del sole filtrava attraverso le tende semiaperte della camera da letto di Marlene, creando un’atmosfera calda e rilassata. Era seduta sul letto, spossata perché finalmente era riuscita a rimettere in ordine l’appartamento, a renderlo presentabile. Controllò lo stato di WhatsApp che aveva condiviso: visualizzato da 43 persone. Con il cellulare in mano, era ancora una volta immersa nel mondo dei social. Si sentiva in sottofondo il rumore delle risate dei bambini che giocavano nel cortile del condominio.

Si soffermò su una foto di un’altra coppia di amici, i Wilkins. Sullo sfondo, si intravedeva una casa elegante con un giardino ben curato. La didascalia recitava: Giorno speciale per noi! Finalmente proprietari della nostra casa dei sogni!❤️? #grateful #dreamhome #happiness

Continuò a scorrere il feed e trovò un’altra immagine, postata da Norma Weirdson: questa volta era Martin con il suo diploma di eccellenza scolastica in matematica e una medaglia al collo. Poteva leggere: Felice e orgogliosa di essere la madre del miglior studente della Highgate Junior School!?? #excellence #achievement #proudmoment

Guardò intensamente il ritratto di Martin: un ragazzino di 9 anni, di corporatura snella e agile, con un viso vivace e pieno di espressività. Un paio di occhiali con montatura nera poggiavano sul ponte del suo piccolo naso, conferendo all’aspetto un’aria intellettuale, ma anche vagamente malvagia. Spesso, quando era concentrato, inclinava leggermente la testa da un lato, come se stesse analizzando ogni dettaglio del mondo che lo circondava. Anche nella foto, guardava verso la camera in questo modo. I suoi capelli corvini erano corti e ben pettinati, ma un ciuffo pendeva sulla fronte, come una sbavatura.

Si sentiva felice per lui: vivevano nell’identico isolato dei Weirdson, Tommy e Martin frequentavano la medesima scuola, ma allo stesso tempo avrebbe voluto che suo figlio nutrisse la stessa determinazione e raggiungesse un uguale successo scolastico. Sporgendosi dalla finestra che dava sul cortile, assistette a questa scena: una pallonata scagliata con veemenza da Tommy verso Martin, che faceva il portiere, colpì quest’ultimo sul naso, che iniziò a sanguinare copiosamente. Le lenti volarono per aria. Martin si rialzò subito, osservandosi il naso mentre il compagno lo raggiungeva, preoccupato che il danno fosse serio. Con il fazzoletto intriso di sangue, il ferito rassicurava Tommy dandogli una pacca sulla spalla, non è successo nulla, possiamo ricominciare a giocare.

Tornò alla camera da letto scuotendo leggermente la testa, cercando di scacciare i pensieri di invidia. Avvertiva un senso di colpa per aver provato simili sentimenti verso un ragazzo così gentile e misurato come Martin. Si distese per qualche minuto, notò che lo smalto sulle unghie dei piedi aveva bisogno di una rinfrescata. Ci avrebbe pensato dopo cena. Si alzò dal letto e decise di andare a prepararsi una tazza di tè. Mentre aspettava che l’acqua bollisse, osservò le pareti e i mobili che componevano la casa. Le pareti nude sembravano essere un riflesso della sua vita, senza alcun dettaglio significativo.

Versò l’acqua bollente sulle foglie di tè. La tazza emanò un delicato sentore maltato, che si diffuse nell’aria. In quel momento lo smartphone vibrò.

Sei stata aggiunta al gruppo: Festa di compleanno di Martin ?

[Immagine del profilo: Una colorata torta di compleanno con candeline]

Norma: Ciao a tutti! ?

Siamo felicissimi di invitarvi alla speciale festa di compleanno di Martin! ??

Data: Sabato, 6 luglio

Orario: 16:30 (4:30 PM)

Luogo: La nostra casa

Indirizzo: 10 St John’s Grove

Dress Code: Casual e confortevole ?

Unitevi a noi per un pomeriggio di divertimento, giochi e deliziosi dolcetti mentre festeggiamo il compleanno del nostro brillante bambino che compie 10 anni! ??

Abbiamo in programma una serie di attività entusiasmanti, tra cui giochi in giardino, face painting e uno spettacolo di magia, a cui Martin non vede l’ora di assistere! ?✨

Vi preghiamo di farci sapere se potete partecipare alla festa, così possiamo assicurarci che ci sia abbastanza torta e leccornie per tutti! ??

Non vediamo l’ora di festeggiare con tutti voi! ?

Cordiali saluti,

La famiglia Weirdson ❤️

Emma: Grazie!

Lawrence: Grazie! ?

Joanne: Grazie mille!

Paulina: Ci saremo, grazie!

Amanda Wilkins: Anche noi! Grazie!

Dovremo provvedere a un regalino, pensò Marlene. Creò immediatamente il gruppo “Regalo Martin 6 luglio” e aggiunse tutti i membri che erano presenti nell’altro, tranne i genitori di Martin.

Marlene: Ciao a tutti, idee regalo per sabato?

un oggetto indefinibile, che pare catapultato da un altro mondo, con un display bluastro opaco morbido al tatto, come gommapiuma, e antenne a molla, collegate a un grumo di materia all’apparenza organica: con l’aspetto di una polpetta di carne cruda

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Alla fine non si erano accordati sulla quota individuale da mettere a disposizione per il regalo (chi voleva mettere solo 10 sterline, chi era dell’avviso che occorresse come minimo versarne 25) e ciascuno era andato per conto proprio. Marlene e Oswald avevano puntato su un rompicapo matematico in legno a blocchi scorrevoli, che richiedeva un ragionamento logico orientato alla risoluzione di problemi. Prezzo: 22,19 sterline.

Raggiunsero l’alloggio dei propri ospiti e Tommy insistette per suonare il citofono. Martin venne ad aprire la porta e l’amichetto consegnò il pacco al festeggiato, che lo trasportò in salone, senza aprirlo: stava accumulando una montagnola di regali, che avrebbe scartato prima di tagliare la torta.

Mentre i bambini raggiungevano i loro coetanei per giocare insieme, Norma Weirdson chiese agli adulti se avessero abiti da affidare al guardaroba, ma non ce n’era bisogno. Nonostante il dress code prescrivesse lo stile comodo e casual, Marlene aveva indossato un vestito nero aderente, che metteva in evidenza le forme, e tacchi alti. I lunghi capelli biondi erano sciolti sulle spalle e il trucco metteva in risalto i suoi occhi scintillanti.

La padrona di casa, nel vederla, assunse un’aria tra l’ammirato e lo scandalizzato-divertito.

˗Meno male che in chat si era detto abbigliamento informale!

Marlene sorrise, consapevole del suo stile audace.

˗Lo sai che non sono una santa, rispose scherzosamente, mentre gli occhi scorrevano sul signor Weirdson, che sembrava apprezzare non poco la sua mise.

Norma cambiò discorso.

˗L’appartamento è stato appena ristrutturato, vi guido per la casa così vi mostro come è venuta. Eh sì, abbiamo fatto una ristrutturazione completa. Ogni stanza è stata progettata intorno a un colore tematico. Per esempio, la cucina è tutta in bioplastica gialla, dico bioplastica perché in realtà il materiale deriva dall’amido di mais, così quando verrà smaltita sarà interamente biodegradabile; invece il soggiorno ruota intorno al blu. È stato divertente giocare con i colori.

˗È davvero un’idea originale, commentò Marlene, mi piace molto l’ambiente minimalista, sembra quasi spaziale.

Mentre Marlene si aggirava per la casa, notò un pannello di controllo su una parete accanto a quella che doveva essere la stanza di Martin, poiché vi svettava la scritta Do not cross this line.

˗Cosa fa questo? chiese.

˗Oh, quello è solo il sistema di controllo domotico, spiegò Norma, da qui puoi gestire tutte le funzioni della casa, dalle luci alla temperatura e persino la musica.

˗Deve essere fantastico vivere qui.

˗È davvero comodo, e la cosa migliore è che molte procedure possono essere controllate anche da remoto tramite smartphone.

Si accomodarono nel vasto salone e iniziarono un allegro rinfresco: iniziava a esserci parecchia gente. Le madri si misero in cerchio col bicchiere di spumante in mano e iniziarono a confrontare gli Annual report contenenti le valutazioni dei propri figli al termine dell’anno scolastico.

Marlene invece si sentiva come se fosse entrata in un mondo parallelo. L’appartamento dei vicini sembrava un museo di design ultramoderno, con ogni angolo pensato nei minimi dettagli. Mentre gli ospiti si divertivano, lei si dileguò discretamente verso le altre stanze. Il successo scolastico di Martin era forse collegato a quell’abitazione ipertecnologica? C’erano segreti ben custoditi?

Prima si avventurò nella cucina, dominata dal colore giallo intenso che sembrava riempire l’ambiente di luce calda e accogliente. Marlene notò gli elettrodomestici di ultima generazione e le ante dei mobili senza maniglie, che si aprivano magicamente con un semplice tocco. Si immaginò in questa cucina.

Proseguendo, entrò nella camera da letto dei Weirdson, dove i colori tenui tendenti al rosa e i tessuti di alta qualità creavano un’atmosfera raffinata e rilassante. Sorrise osservando i vestiti di Norma appesi ordinatamente nell’armadio, in netto contrasto con il disordine della sua stessa camera da letto. I cassetti erano stati lasciati socchiusi, e lei non poté resistere alla tentazione di spiarne il contenuto. Una sottoveste color amaranto catturò subito la sua attenzione. Prese delicatamente la sottoveste tra le mani, osservandola con meticolosità. La seta scivolava morbida e fresca tra le dita. Marlene si avvicinò alla lingerie al punto da poter percepire l’odore della pelle di Norma, o almeno così le parve. Chiudendo gli occhi, annusò delicatamente il tessuto, lasciando che l’aroma riempisse le narici. Un leggero profumo floreale e una nota di vaniglia danzavano nell’aria.

Immaginò Norma indossare quella sottoveste, infilandola con grazia e sicurezza dopo un bel bagno caldo. Con un respiro profondo, ripose l’indumento nel cassetto e chiuse con delicatezza lo spazio che aveva trovato aperto.

Uscì dalla stanza e curiosando ulteriormente entrò in uno studio dominato dalle sfumature verdi. Gli scaffali erano colmi di libri e di oggetti curiosi, a testimonianza della curiosità intellettuale dei padroni di casa. Si chiese se avessero il tempo di leggere tutti quei libri o se fosse solo un modo per ostentare la loro cultura agli ospiti.

Continuando il suo percorso, Marlene giunse in una stanza con pareti arancioni e mobili in legno naturale, una sorta di ufficio creativo. Qui c’erano disegni e opere d’arte: si ricordò che Norma era una gallerista.

Infine, giunse davanti alla porta della camera di Martin. Si fermò un istante, provando un fugace senso di colpa per l’invasione della privacy altrui. Tuttavia, la curiosità prese il sopravvento e, senza pensarci troppo, aprì leggermente l’uscio.

Lo spazio interno era sorprendentemente ordinato, con un letto fatto e una scrivania in cui si trovavano libri e album ben impilati. Le pareti e ogni oggetto di arredo erano completamente neri. Persino le lenzuola e le federe erano nere. Marlene intravide una bacheca piena di premi e riconoscimenti per il successo di Martin a scuola. Come sarebbe stato avere un figlio così brillante e talentuoso? Si mosse verso il cassetto della scrivania, voleva esaminarne il contenuto, studiare le penne, i quaderni, tutto. Appoggiò la mano sulla maniglia. Scorse un oggetto indefinibile, che pareva catapultato da un altro mondo, con un display morbido al tatto, come gommapiuma, e antenne a molla, collegate a un grumo di materia all’apparenza organica: aveva l’aspetto di una polpetta di carne cruda. Lo osservò con ribrezzo e sgomento.

A quel punto, la porta della camera si aprì di scatto e Marlene fu colta in flagrante da Norma. Il loro sguardo si incrociò e Marlene provò imbarazzo e vergogna per essere stata sorpresa a curiosare nelle cose di Martin.

Norma, con fare gentile ma risoluto, disse: “Mi dispiace, ma questa è la camera di mio figlio. Non è permesso entrare senza il suo consenso”.

Marlene balbettò delle scuse, sentendosi un po’ come una bambina colta con le mani nel vasetto di marmellata. Tornò in fretta verso il salone, cercando di nascondere la propria imbarazzante avventura dietro un sorriso finto e occhi bassi. Oswald la vide arrivare e le porse un bicchiere di vino, ignaro di ciò che era successo.

˗Ti sei persa in qualcosa di interessante? chiese lui ridendo.

˗Nella stanza di Martin ho visto un oggetto indescrivibile, dovresti vederlo anche tu, è inquietante, oserei direi alieno e secondo me ha a che fare con la genialità del fanciullo.

˗Magari è solo un oggetto d’arte, ti ricordi il mestiere della padrona di casa?

˗E lo tiene in camera il bambino? No, non è plausibile. Penso che possa essere qualcosa di collegato alle grandi doti matematiche di Martin. Forse è un dispositivo speciale che lo aiuta a studiare o a risolvere complessi enigmi matematici.

Oswald scosse la testa, sorridendo con indulgenza.

˗Marlene, io ti ho sempre visto bella, però mai felice. Ti lasci incessantemente trasportare dall’invidia e dal confronto con Martin. È solo un giocattolo o qualcosa di simile, nulla di più. Accetta che qualcuno sia migliore di nostro figlio, non è un dramma.

Le parole di Oswald la ferirono, ma Marlene decise di insistere. Aveva bisogno di condividere la stranezza di ciò che aveva intravisto nel cassetto.

˗Oswald, lo devi vedere. È davvero incredibile, lo incitò Marlene, trascinandolo verso la camera di Martin.

Oswald la seguì non del tutto convinto che ci fosse qualcosa di speciale da scoprire. Ma quando entrarono nella stanza e aprirono il cassetto l’oggetto era lì, adagiato su una pila di taccuini, ed emetteva una luce fioca e ovattata.

˗Santo cielo, esclamò Oswald mentre Marlene accarezzava con cautela le antenne a molla che, stimolate dalle dita, sfrigolavano con minime scosse elettriche.

˗Mia madre vi aveva avvisato di non entrare.

Sulla soglia stava Martin, con uno sguardo serio e sinistro.